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venerdì 4 novembre 2016

Cinghiale cavallo cacciatore
(Tautogramma della favola di Esopo)
di Vittoria Alices


Carlo, cavallo capriccioso, come consueto, camminando camminando consumava certa cedronella che cresceva copiosamente cingendo campi coltivati.
Catello, contadino caritatevole, convivendo con conigli, capre, cani cercava compagnia, così consentiva che Cavallo Carlo consumasse codesta cedronella, considerandolo come compagno.
Casualmente capitò che Cino, cinghiale corpulento, camminando cercando cibo, costeggiò codesti campi consumandoli con cupidigia. Contemporaneamente costui, cafone, calpestava completamente cedronella, contaminandola con cacca.
Cavallo Carlo, contrariato, corse crepitante cercando Catello, compagno contadino.
Come comparve, costui capì cosa chiedeva: che cinghiale clandestino crepasse.
Così, caricò con cinque colpi certa carabina che conservava coperta col cellophane, collegò con cura cinghie, cingendo cavallo Carlo, certo che convenisse cavalcarlo, considerando che Cinghiale Cino correva celermente. Cavallo Carlo consentì contento.
«Cavalcami compagno! Colpiscilo! Ché crepi! Cinghiale cafone!»,
Commentava cattivo con cadenza cavallina.
Catello caricato, convinto, correva contro Cinghiale Cino che, completamente confuso, coprendosi cogli alberi, chiedeva: «Calibrate codesti colpi contro me? Che cosa combinai?».
Crepò così, chiedendosi cosa capitasse. Cavallo Carlo, contento, canticchiava…
Contrariamente Catello, constatato che cavalcandolo correva celere, capì che conveniva custodirlo, considerandolo come comodità consistente.
Così carcerò Cavallo Carlo, cingendolo con corde.

Commento con consiglio:
Citrullo chi consente che collera comandi! Chi, concitato, combattendo contro coloro che considera contrari, collabora con colui che, captando convenienza, concluderà codesta collaborazione costringendolo con catene.